Dalla fuga alla diaspora : la scelta dell'esodo al tempo dell'umanitario : i rilievi dell'esperienza soggettiva nella vicenda dei rifugiati tibetani in India, e dei rifugiati sudanesi in Italia
Mostra/ Apri
Creato da
Sivini, Giordano
D'Agostino, Mariafrancesca
Metadata
Mostra tutti i dati dell'itemDescrizione
Formato
/
Dottorato di ricerca in Scienza, tecnologia e società, XVII ciclo. A.a. 2005-2006; Il punto di partenza di questa ricerca abbraccia la tesi proposta da quanti individuano,
dal secondo dopoguerra in poi, l’emergenza di un processo di etichettamento e
serializzazione a partire dal quale i rifugiati si sarebbero imposti nel dibattito politico
internazionale come “discorso” strategicamente rilevante.
Tali processi sono indagati nella parte prima di questo lavoro al fine di evidenziare
come tanto gli obiettivi politici perseguiti dall’Occidente nel periodo della Guerra fredda, tanto
lo slittamento che oggi ricorre verso politiche d’asilo tese a confinare i profughi entro aree
prossime a quelle di provenienza, abbiano finito per ipostatizzare nei rifugiati l’immagine di
vittime private di cultura e identità, e della fuga come movimento essenzialmente
involontario.
Utilizzando le riflessioni recentemente compiute in seno agli studi sulla diaspora e sulle
pratiche del transnazionalismo, l’ipotesi di fondo di questo lavoro afferma al contrario la
necessità di riscoprire i rifugiati come agenti capaci di assumere scelte propriamente
soggettive, legate ai loro desideri e ai gruppi cui si trovano affiliati, sebbene tale soggettività si
articoli nei contesti di arrivo in maniera differente e specifica rispetto a quando la migrazione
non sia generata da condizioni di conflitto e violenza generalizzata.
L’etnografia condotta con i rifugiati tibetani che vivono in India, e con i rifugiati del Darfur
che si trovano in Italia, ci avverte infatti che quello sfondo comune di lutti, violenze e protesta
che ricorre nell’esperienza dei rifugiati, di fronte a processi che costringono l’esodo tra lo
spazio dell’umanitario e quello dell’irregolarità, nei contesti d’arrivo sta emergendo sempre più
spesso come motivo di partecipazione collettiva e diretta: quale impulso alla costituzione di
movimenti diasporici capaci di avvalersi dei network sociali, dei flussi tecnologici diffusi dalla
globalizzazione, per incidere dall’estero sui conflitti di origine e sulla loro evoluzione.
Di fronte alla crisi dell’ONU e del diritto internazionale, i rifugiati sembrano riuscire a dar
vita, cioè, a nuove forze sociali, a connessioni diasporiche che, mentre li qualificano come
categoria a sé nel quadro sociologicamente più ricco della migrazione, svolgono funzioni di
critica e protesta, ma anche vere e proprie attività di cooperazione e di diplomazia “dal basso”
capaci di alludere ad una possibile alternativa sociale, distinguibile ed autorganizzata.; Fondo sociale europeoSoggetto
Rifugiati tibetani - India; Rifugiati sudanesi - Italia