Assimilation of satellite soil moisture in hydrological modeling: assessment of observations preprocessing and error characterization methods
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De Santis, Domenico
Furgiuele, Franco
Biondi, Daniela
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Dottorato di Ricerca in Ingegneria Civile e Industriale, Ciclo XXXI; Il contenuto d’acqua nel suolo svolge un ruolo fondamentale all’interno di numerosi
processi che avvengono sulla superficie terrestre, ed in particolare di quelli che fanno
parte del ciclo idrologico. In tal senso il contenuto d’acqua nel suolo rappresenta una
variabile chiave anche nell’ambito della generazione dei deflussi nei bacini idrografici
per effetto degli eventi pluviometrici, e la corretta caratterizzazione della sua evoluzione
temporale risulta estremamente funzionale ad una efficace previsione degli eventi di
piena. Dato il ruolo di estremo interesse occupato nell’evoluzione dei processi non solo
idrologici ma anche ad esempio climatici e agricoli, crescente attenzione è stata dedicata
alla modellazione del contenuto d’acqua nel suolo ai diversi fini applicativi, nonché al
monitoraggio strumentale della grandezza, che avviene sia in situ, a scala
sostanzialmente puntuale con sensori caratterizzati da elevata accuratezza e risoluzione
temporale, che da remoto. Con riferimento al secondo caso, il monitoraggio da satellite
ha avuto notevoli sviluppi negli ultimi anni, arrivando a fornire informazioni su scala
globale che si distinguono per risoluzioni spaziali e temporali sempre più spinte, anche
se riferite ai soli primi centimetri di suolo. Queste tre opzioni per la descrizione
dell’andamento del contenuto d’acqua nel suolo devono essere viste come
complementari, in virtù delle loro diverse peculiarità, nonché delle limitazioni e degli
errori che le caratterizzano. In tal senso, un’interessante opportunità è costituita dalle
tecniche di data assimilation sviluppate per integrare in maniera ottimale, sulla base
delle relative incertezze, le osservazioni con le previsioni da modello.
Una potenziale applicazione è l’assimilazione delle osservazioni da satellite all’interno
dei modelli afflussi-deflussi, al fine di migliorare le stime delle variabili di stato che
rappresentano il contenuto d’acqua nel suolo, e da queste la simulazione delle portate
fluviali. Numerosi studi sono stati svolti sul tema, con risultati spesso contrastanti,
evidenziando un grande potenziale per questo genere di applicazione, ma anche la
necessità di approfondire le numerose scelte procedurali tipicamente richieste in un
lavoro di data assimilation. Le tecniche di data assimilation comunemente usate
forniscono soluzioni ottime per problemi con precise ipotesi di base (ad esempio
l’assenza di errori sistematici), attraverso il confronto fra osservazioni e stime da
modello (che devono essere eventualmente ‘mappate’ qualora rappresentino grandezze
diverse, ad esempio contenuto d’acqua riferito a diversi volumi/spessori di suolo) basato sulle relative varianze d’errore. Numerose soluzioni sono state proposte per affrontare i
vari steps richiesti dal data assimilation, che si sono dimostrati avere un ruolo decisivo
sui risultati finali. Le soluzioni proposte riguardano tanto i modelli, ad esempio
attraverso una migliorata rappresentazione delle incertezze di stima o con modifiche alla
struttura che siano funzionali all’assimilazione delle osservazioni satellitari, che le
osservazioni.
Le operazioni condotte sulle osservazioni ai fini della successiva integrazione in modelli
previsionali hanno costituito il tema principale di questo lavoro. Generalmente, nelle
fasi che precedono l’assimilazione delle misure da satellite di contenuto d’acqua nel
suolo sono analizzate le seguenti questioni: la verifica della qualità delle osservazioni
satellitari, la differenza fra gli spessori di terreno indagato dal sensore e riprodotto nel
modello, la correzione delle differenze sistematiche fra i dataset di osservazioni e
simulazioni da modello, la caratterizzazione delle varianze degli errori random.
Procedure di quality check sono messe a punto per scartare osservazioni ritenute troppo
poco attendibili; in tal senso sono fondamentali gli indicatori inclusi nei dataset
satellitari, che, fornendo ad esempio informazioni sulle condizioni ambientali durante la
misura o feedback dall’algoritmo di stima, consentono una caratterizzazione della
qualità del dato. Il setup delle procedure di quality check è funzione ovviamente
dell’applicazione finale, tenendo conto degli effetti derivanti tanto dall’utilizzo di un
dato poco accurato che dalla sua eliminazione.
Un altro aspetto di cui tenere conto riguarda la profondità di suolo in cui è rilevato il
dato di contenuto d’acqua da satellite, limitata a pochi centimetri, laddove i volumi di
controllo dei modelli sono generalmente maggiori. A tal fine, la struttura di alcuni
modelli è stata modificata inserendo uno strato superficiale di spessore ridotto. Una
soluzione di uso comune (talvolta anche nel caso di modelli multilayer) è la
propagazione dell’informazione superficiale allo spessore di interesse attraverso un
filtro esponenziale, che restituisce un indice indicato come SWI (soil water index). La
semplicità di questo approccio, basato su un unico parametro, ne ha determinato
un’ampia diffusione in vari ambiti applicativi, e dataset globali di contenuto d’acqua da
satellite ottenuti con questo metodo sono attualmente in distribuzione.
L’eventuale presenza di differenze sistematiche fra il dato da satellite in corso di
processamento e la stima da modello deve essere poi corretta, andando ad inficiare in
caso contrario le prestazioni del generico sistema di data assimilation, finalizzato alla sola riduzione degli errori random. Diversi approcci sono al riguardo disponibili; quelli
di uso predominante risultano indirizzati al matching delle caratteristiche complessive
dei due dataset (ad esempio in termini di varianza). Tuttavia, quando la correzione
risulta preliminare al data assimilation, pare più appropriato l’uso di tecniche che
cerchino di tenere conto della struttura di errore dei due dataset, in modo da effettuare il
matching della sola parte informativa (anche nota come segnale), separando quindi i
contributi legati all’errore.
Sull’osservazione così preprocessata si effettua, quindi, una stima della varianza degli
errori random, che contribuirà a determinare il suo peso quando sarà combinata con la
previsione ‘a priori’ del modello. Una inadeguata caratterizzazione in questa fase
impedisce di giungere al valore di ‘analisi’ ottimale, caratterizzato cioè da varianza di
errore minima, e può portare anche al peggioramento delle performance iniziali del
modello. Anche per questo step sono stati suggeriti diversi approcci, fra cui quello di
uso consolidato è denominato Triple Collocation (TC), e si basa sull’utilizzo di tre
dataset indipendenti per i quali si assume la stazionarietà della varianza di errore. Un
metodo alternativo, in grado di fornire una stima tempovariabile della grandezza qui
indagata, è la propagazione analitica degli errori (EP, error propagation) associati agli
input e ai parametri attraverso le equazioni del modello da cui deriva l’osservazione (la
misura da satellite del contenuto d’acqua non è in alcun caso diretta ma prevede il
processamento delle grandezze effettivamente misurate dai sensori di bordo). Questo
secondo approccio tuttavia non garantisce stime in magnitudo plausibili come la TC,
non tenendo conto del contributo degli errori dovuti alla struttura del modello.
L’analisi delle operazioni di preprocessing e caratterizzazione degli errori delle
osservazioni da satellite di contenuto d’acqua nel suolo è stata principalmente svolta
attraverso lo sviluppo di due applicazioni.
Nella prima applicazione sono trattati i temi del quality check delle osservazioni
satellitari e, soprattutto, del trasferimento dell’osservazione superficiale di contenuto
d’acqua da satellite a spessori di suolo di maggiore interesse applicativo, usando
l’approccio del filtro esponenziale di largo uso in letteratura, in un contesto di verifica
della capacità della stima derivata da dati satellitari di riprodurre l’andamento osservato
in situ del contenuto d’acqua su strati di spessore maggiore. L’aspetto innovativo
introdotto nel lavoro di tesi è costituito dalla messa a punto di uno schema di
propagazione degli errori originale, finalizzato alla caratterizzazione per via analitica dell’andamento temporale delle varianze degli errori random del SWI. Le equazioni di
propagazione degli errori sono state ricavate e poste in una pratica forma ricorsiva,
consentendo di tenere in conto fattori che notoriamente introducono inaccuratezze negli
output del filtro esponenziale. Con l’approccio proposto diventa, infatti, possibile
propagare le varianze d’errore tempovariabili disponibili in alcuni dataset satellitari di
contenuto d’acqua superficiale, nonché valutare gli effetti sul SWI in termini di varianza
di errore legati alla disponibilità temporale di misure in input e all’incertezza nel
parametro del filtro. Una valutazione preliminare della procedura di propagazione degli
errori proposta è stata effettuata verificando l’effettiva corrispondenza fra varianza
d’errore del SWI stimata ed effettivi scostamenti rispetto a misure in situ di riferimento;
contestualmente sono state anche testate diverse configurazioni della procedura di
quality check usando gli indicatori disponibili per il prodotto satellitare usato.
Nella seconda applicazione sono trattati i temi della correzione delle differenze
sistematiche fra i dataset di osservazioni e simulazioni da modello, e della
caratterizzazione delle varianze degli errori random nelle osservazioni, ai fini della
valutazione degli effetti dell’assimilazione di misure satellitari di contenuto d’acqua del
suolo sulle performance di modelli afflussi-deflussi. Lo studio, svolto durante un
soggiorno di ricerca presso il gruppo di Idrologia del CNR-IRPI di Perugia ed in
particolare con i ricercatori Luca Brocca e Christian Massari, presenta diversi aspetti
innovativi, il primo dei quali è costituito dall’elevato numero (diverse centinaia) di
bacini di studio, distribuiti nel continente europeo e complessivamente rappresentativi
di diverse condizioni climatiche e fisiografiche, laddove i lavori precedenti su queste
tematiche coinvolgevano generalmente aree geografiche ridotte e/o un numero
contenuto di bacini. Il dataset di partenza, inclusivo di valori di portata, precipitazione,
temperatura e osservazioni satellitari di contenuto d’acqua nel suolo per quasi 900
bacini, è stato costruito dal gruppo di Idrologia del CNR-IRPI. Un secondo aspetto
d’interesse riguarda l’aver considerato, oltre ad osservazioni da sensori di tipo sia attivo
che passivo provenienti da diverse missioni spaziali, diverse scelte procedurali per le
fasi di rimozione delle differenze sistematiche e di caratterizzazione degli errori delle
osservazioni. Nel complesso, sebbene le metodologie utilizzate costituiscano delle
pratiche riconosciute e usate in questi ambiti, l’utilizzo di procedure comuni per un così
largo numero di bacini rappresenta un’applicazione raramente riscontrata in letteratura
che ha come principale pregio quello di consentire di superare le soggettività introdotte con la scelta di soluzioni sito-specifiche sovente fatte in precedenti studi su scala più
ridotta e talvolta orientate all’ottimizzazione dei risultati finali della procedura di data
assimilation. Un terzo tema analizzato, oggetto di attenzione recente nella letteratura del
settore, è legato alla presenza di bias di tipo ‘moltiplicativo’ nelle serie temporali di
contenuto d’acqua nel suolo da modello e derivate da satellite, ancora presenti in
seguito alla fase di rimozione delle differenze sistematiche, e al suo effetto sugli output
di portata ottenuti assimilando l’osservazione. Con riferimento all’obiettivo generale del
miglioramento della previsione idrologica, in questa applicazione i benefici
dell’assimilazione dei dati da satellite sono apparsi variabili, confermando in qualche
modo i risultati contrastanti presenti in letteratura. Quale contributo a questo dibattito,
lo studio fornisce indicazioni sulla bontà dell’assimilazione di diversi prodotti satellitari
in diverse aree geografiche e sotto diverse condizioni preliminari (ad esempio differenti
regimi climatici ma anche differenti accuratezze degli input pluviometrici disponibili), e
sugli effetti dei diversi approcci metodologici usati per le operazioni preliminari
all’assimilazione nel modello.
La tesi è strutturata come segue. Il capitolo 1 è costituito da una breve introduzione alle
tematiche del lavoro, mentre il capitolo 2 ha per oggetto il contenuto d’acqua del suolo
(definizioni, fattori e processi che ne determinano le dinamiche spaziali e temporali,
cenni al ruolo nelle varie applicazioni incluse quelle idrologiche) e le caratteristiche dei
vari approcci con cui ne viene descritta l’evoluzione (modellazione, misure in situ e da
remoto). Il capitolo 3 è incentrato sul data assimilation, fornendo una panoramica dei
diversi approcci, una sintesi di risultati ed evidenze relativi all’assimilazione delle
misure di contenuto d’acqua nel suolo, e la formulazione matematica dei metodi più
comunemente utilizzati per tale scopo. Nel capitolo 4 è fornito un inquadramento
teorico su problematiche e metodologie relative alle operazioni di preprocessing e di
caratterizzazione degli errori delle osservazioni. Nei capitoli 5 e 6 sono mostrate nel
dettaglio le due applicazioni sopra descritte che costituiscono l’aspetto peculiare di
questa tesi.; Università della CalabriaSoggetto
AtmosphereSatellite soil moistureObservations; Satellite soil moisture; Observations
Relazione
ICAR/02;