Caratterizzazione del ruolo dell'autofagia in un modello sperimentale di glaucoma acuto
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Varano, Giuseppe Pasquale
Sisci, Diego
Russo, Rossella
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Dottorato di Ricerca in Biochimica Cellulare ed attività dei Farmaci in Oncologia XXIV Ciclo, a.a. 2010-2011; Il termine glaucoma indica un gruppo eterogeneo di neuropatie ottiche progressive
caratterizzate da alterazioni del campo visivo dovute alla morte delle cellule ganglionari
retiniche (Retinal Ganglion Cells, RGCs) e alla degenerazione del nervo ottico. Le
strutture interessate in corso di glaucoma, retina e nervo ottico, costituiscono parte del
sistema nervoso centrale (SNC), pertanto, il glaucoma è considerato, sotto ogni aspetto,
una malattia neurodegenerativa. Così come per molte altre patologie neurodegenerative,
l’eziologia del glaucoma è complessa e multifattoriale e la fisiopatologia cellulare e
molecolare rimane poco sconosciuta.
L’aumento della pressione intraoculare è considerato il principale fattore di rischio
associato alla patologia, sebbene non sia la condizione necessaria e sufficiente per l'insorgenza della malattia e le cause responsabili della morte delle cellule ganglionari
retiniche rimangono ancora ignote. Tuttavia, diversi sono i fattori che possono essere
coinvolti per spiegare la perdita delle cellule ganglionari retiniche, fra questi: la
deprivazione di fattori trofici, il danno da ischemia-riperfusione, lo stress ossidativo, la
disfunzione mitocondriale e l’eccitotossicità indotta dal glutammato.
Il processo autofagico rappresenta il principale sistema di degradazione lisosomiale per il
turnover di organelli e di proteine a lunga emivita. Questo processo permette alla cellula di
eliminare componenti tossici o danneggiati allo scopo di mantenere i livelli energetici e
l’omeostasi cellulare in condizioni di stress metabolico.
Un crescente numero di evidenze sperimentali suggerisce che la disfunzione o la
deregolazione autofagica è associata a diverse patologie neurodegenerative di tipo cronico,
come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la malattia di Huntington, ma anche di tipo acuto, come il danno ipossico e ischemico. Tuttavia, nonostante i numerosi studi sul
ruolo dell’autofagia nelle malattie neurodegenerative, il ruolo di tale processo nella
degenerazione retinica rimane ancora poco studiato.
Pertanto, gli obiettivi del presente lavoro di ricerca sono stati:
- verificare la modulazione del processo autofagico in un modello sperimentale di
glaucoma in vivo ottenuto attraverso l’aumento transitorio della pressione
intraoculare con conseguente ischemia retinica.
- valutare il ruolo dell’autofagia sulla vitalità cellulare in colture di cellule
ganglionari retiniche RGC-5 attraverso la manipolazione farmacologica ed il
silenziamento genico di proteine tipicamente coinvolte nel processo autofagico I risultati ottenuti dimostrano che l’insulto ischemico induce una riduzione significativa
dell’espressione della forma associata all’autofagosoma della proteina LC3 (LC3II) e della
proteina Beclin-1, coinvolta nelle fasi iniziali del processo autofagico. Quest’ultimo evento
è accompagnato dal clivaggio proteolitico della proteina Beclin-1 nella fase post-ischemica
con accumulo di un frammento proteico di 50kDa.
L’attivazione della cascata eccitotossica, che consegue all’eccessiva stimolazione dei
recettori NMDA per il glutammato, caratterizza l’insulto ischemico retinico e la morte
delle cellule ganglionari ad esso associata. Nel presente lavoro è stata studiata l’attivazione delle proteasi Ca2+-dipendenti calpaine, tipicamente associate al fenomeno eccitotossico, in
seguito all’induzione dell’ischemia retinica.
Il profilo temporale di attivazione di questi enzimi proteolitici mostra un andamento
compatibile con un loro coinvolgimento nel clivaggio della proteina Beclin-1. Il trattamento con l’antagonista non competitivo dei recettori NMDA del glutammato, l’MK-
801 (50nM, 5μl/occhio), con gli inibitori delle calpaine MDL28170 ed SJA6017 (1mM,
3μl/occhio) ed il silenziamento genico della subunità-1 delle calpaine in vivo (CAPNS1-
siRNA, 10μg/occhio), mentre riducono l’attività delle proteasi, prevengono l’accumulo del
frammento di 50kDa. L’insieme dei dati conferma il coinvolgimento delle calpaine nel
clivaggio di Beclin-1, che viene pertanto identificata come un nuovo substrato di queste
proteasi.
Infine, il ruolo protettivo o detrimentale dell’autofagia è stato valutato in colture cellulari
RGC-5 in vitro. La deprivazione da siero per un periodo di 24h induce l’attivazione
dell’autofagia; il trattamento con gli inibitori del processo autofagico, Bafilomicina-A1 (100nM) e 3-metil-adenina (10mM), ed il silenziamento genico della proteina Beclin-1 in
vitro riducono in modo significativo la vitalità delle RGC-5 in condizioni di deprivazione
da siero.
In conclusione, i dati riportati in questo studio indicano una deregolazione dell’autofagia in
seguito all’ischemia/riperfusione retinica associata al clivaggio, mediato dalle calpaine,
della proteina Beclin-1 e supportano il ruolo neuroprotettivo di questo processo nelle
cellule ganglionari retiniche.
Pertanto, la regolazione del processo autofagico potrebbe rappresentare un aspetto
importante nelle patologie oculari associate ad eventi ischemici e quindi un potenziale
bersaglio per nuove strategie neuroprotettive.; Università degli Studi della CalabriaSoggetto
Farmacologia; Glaucoma
Relazione
BIO/14;